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Pandemonium

  GIOCO DEL RE

  CREAZIONE

  ATTO I

  Capitolo 1 - Pandemonium

  Nel principio vi era solo lui nel profondo nulla, un vasto vuoto di assoluta assenza, una terra in cui ogni forma, ogni suono e ogni pensiero scompaiono assorbiti in una totale mancanza di sostanza.

  è come un'oscurità senza confini priva di un inizio e di una fine, il silenzio è tale da consumare ogni suono prima che possa essere emesso.

  Nel nulla, non c'è vita né movimento, solo un'immobilità glaciale che inghiotte ogni cosa.

  è un luogo dove le emozioni si dissolvono, le speranze svaniscono e la coscienza stessa perde ogni punto di riferimento.

  Si chiamava Chaos e regnava solitario nel cuore profondo dell'infinità, per lui non era altro che un luogo di contemplazione dove stare aldilà dei confini del tempo e dello spazio a confrontarsi con i concetti di esistenza ed inesistenza.

  Egli era il tutto e il niente, l’unione di ciò che era stato, di ciò che è e di ciò che sarà, così come di ciò che non sarà mai.

  Una particella infinitesimale e infinita al tempo stesso, il principio e la fine di ogni cosa.

  Chaos esisteva da sempre, e per sempre sarebbe rimasto.

  Tuttavia, il peso dell’eternità iniziava a farsi sentire.

  La sua esistenza solitaria, pur perfetta nella sua autosufficienza, era intrisa di una monotonia opprimente.

  Ogni cosa dipendeva da lui, e solo da lui, ma proprio questa consapevolezza era divenuta una prigione.

  La noia si insinuava lentamente, come un’onda silenziosa che si spezza contro una riva deserta.

  Immerso nei suoi pensieri, Chaos rifletteva sull’esistenza e sull’inesistenza, su ciò che significava essere il centro assoluto dell’universo.

  Ma la sua contemplazione non era più sufficiente.

  Il Nulla che lo avvolgeva, un tempo terreno di pace e di riflessione, aveva iniziato a trasformarsi in una trappola senza vie di fuga.

  Fu allora che, per la prima volta, qualcosa cambiò.

  Una scintilla invisibile attraversò la sua essenza, un impulso mai provato prima.

  Chaos comprese che quella fiamma, pur perfetta nella sua unicità, non era sufficiente.

  Sentì il desiderio di creare, di dare forma a qualcosa che spezzasse la staticità del nulla.

  Ma cosa creare?

  Come dare inizio a qualcosa in un regno dove nulla esisteva, nemmeno il concetto stesso di cambiamento?

  In quella scintilla nacque la decisione: avrebbe frantumato la sua perfezione per dare vita a qualcosa di nuovo.

  Una frammentazione deliberata, un atto di volontà suprema che avrebbe scatenato il principio di tutto.

  Chaos non era solo il tutto; era anche il seme dell’imperfezione, della molteplicità, della nascita e della distruzione.

  E così, nella vastità immobile del Nulla, Chaos si preparò a compiere l’atto più grande mai concepito: dividere sé stesso per spezzare l’eternità della sua solitudine.

  Da quella decisione sarebbe nato il primo movimento, il primo suono, la prima scintilla di creazione che avrebbe plasmato tutto ciò che conosciamo e molto altro ancora.

  Quella scintilla sarebbe stata il principio.

  La forma che Chaos scelse di assumere fu, a suo modo, curiosa e carica di una sottile ironia, soprattutto se consideriamo il destino che avrebbe portato.

  Il Nulla, da cui tutto era emerso, si condensò in un’entità unica che chiameremo Genesis Prime.

  Una sfera luminosa e immacolata, di un bianco così puro da sembrare quasi irreale, avvolta da due corone eteree che la accarezzavano incessantemente, in un moto eterno e armonioso.

  Tuttavia, parlare di Genesis Prime come un “oggetto” rischia di trarci in inganno.

  Non si trattava di un punto nello spazio, né di un’entità governata dalle leggi che oggi associamo alla natura.

  Era qualcosa di completamente alieno, un’esistenza al di là di ogni immaginazione, e per comprenderne la natura è necessario uno sforzo concettuale, era l’origine dell’impossibile.

  La prima grande controversia nel descrivere Genesis Prime è il concetto stesso di luogo.

  Non aveva una posizione specifica, perché non c’era alcun “dove” in cui collocarla.

  Al contrario, permeava tutto il creato, poiché essa stessa era l’intero creato.

  Genesis Prime era, paradossalmente, un’entità puntiforme, infinitamente piccola, e al tempo stesso un’entità onnipresente, infinitamente grande.

  Questa dualità contraddittoria – l’essere al contempo una singolarità e un’infinità – sfida ogni logica che possiamo concepire.

  Non solo rappresentava il tutto, ma includeva anche ciò che non era ancora nato, ciò che non sarebbe mai stato e perfino ciò che non poteva essere compreso.

  La sua essenza era un mosaico di possibilità e impossibilità, un amalgama di realtà e non-realtà, un'idea inafferrabile che travalica ogni immaginazione.

  Ciò che rendeva Genesis Prime ancor più straordinaria era l’energia che racchiudeva.

  Era una quantità spaventosamente folle, una forza così imponente che persino il concetto di infinito, nel confronto, apparirebbe banale e riduttivo.

  Questa energia non era semplicemente grande: era indescrivibile, una densità talmente elevata da sfidare ogni tentativo di misura o definizione.

  Se provassimo a tradurla matematicamente, ci troveremmo di fronte a un paradosso: l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande coesistevano in un equilibrio precario.

  Un numero che rappresentasse la densità di energia sarebbe, per nostra logica, infinito diviso zero, un’idea che, persino nei nostri modelli più estremi, rasenta l’assurdo.

  Questa condizione di energia illimitata e densità infinita era insostenibile.

  Genesis Prime, per quanto perfetta nella sua unicità, violava ogni principio che potesse renderla stabile.

  Non era conforme a nessuna realtà, perché era, per sua stessa natura, al di sopra della realtà.

  Ogni cosa che esisteva – o che sarebbe potuta esistere – era contenuta in quella particella.

  Ma proprio questa concentrazione assoluta rappresentava la sua debolezza.

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  Genesis Prime era una contraddizione vivente, una tensione pronta a esplodere, come un arco teso all’estremo limite.

  L’instabilità di Genesis Prime era intrinseca alla sua perfezione.

  Era troppo pura, troppo assoluta per sopravvivere senza mutare.

  Era come se l’universo stesso, in potenza, si ribellasse alla sua condizione di totale immobilità, spingendo per liberarsi e trovare una forma nuova.

  E così, Genesis Prime si trovava sull’orlo di una trasformazione inevitabile.

  Un impulso nascosto nelle sue profondità stava per spezzare la sua armonia, dando il via al più grande atto di creazione mai concepito: un’esplosione che avrebbe generato lo spazio, il tempo e tutto ciò che conosciamo.

  Ma in quel momento, Genesis Prime era ancora un mistero assoluto, il seme dell’intero cosmo in attesa di germogliare.

  Ciò che seguì la nascita di Genesis Prime fu una catena di eventi di proporzioni divine, così vasti e incomprensibili da rasentare la catastrofe.

  In questo caos primordiale, l’energia instabile della particella originaria trovò il suo equilibrio spezzandosi e dando forma a qualcosa di più riconoscibile per la mente umana: il nostro universo.

  Fu l’inizio di tutto, il primo capitolo di un’esistenza tangibile.

  Finalmente, attraverso il suo atto di creazione, Chaos trovò una forma.

  Non più soltanto una fiamma bianca priva di confini, ora si era dato un aspetto: una figura umana, perché era quella che più lo compiaceva.

  Questa forma, imponente e magnifica, si sedeva su un trono fiammeggiante, immenso come una stella, irradiando potenza e solennità.

  Pandemonium, il regno da lui generato, si ergeva attorno a lui.

  Una sfera di energia e materia, separata dal resto del cosmo, una dimensione a sé stante che non avrebbe mai avuto contatti con le altre realtà.

  Pandemonium era molto più di un luogo.

  Era una dimora sacra e terribile, il centro di tutto ciò che Chaos aveva creato.

  Le particelle che lui stesso aveva plasmato danzavano in intricate coreografie, scintillando come stelle attorno al suo trono.

  Era un regno di ordine e caos, una manifestazione vivente della mente di Chaos stesso.

  E lì, su quel trono ardente, Chaos trascorse miliardi di anni. Seduto nella sua immensa solitudine, contemplava ciò che aveva creato e ciò che era diventato.

  Le strutture complesse delle particelle, le loro interazioni e trasformazioni erano un intricato spettacolo che lo affascinava.

  Era come se ogni moto, ogni scambio di energia fosse un racconto che lui stesso aveva scritto e che ora leggeva con orgoglio.

  In quegli eoni di contemplazione, sembrava che il tedio che un tempo lo attanagliava fosse finalmente sconfitto.

  Chaos era il signore incontrastato del suo regno, il centro di un universo che ruotava attorno a lui.

  La sua onnipotenza gli permetteva di modellare ogni dettaglio, di assistere a ogni mutamento.

  Ma quella soddisfazione si rivelò essere un’illusione.

  Col passare del tempo, anche l'incredibile complessità che aveva creato divenne una storiella ripetitiva.

  Ogni particella, ogni danza cosmica che inizialmente lo incantava, perse progressivamente il suo fascino.

  La perfezione dell’ordine che aveva stabilito cominciò a sembrare un carcere dorato, e il senso di monotonia che aveva conosciuto agli albori del suo essere tornò a tormentarlo.

  Nonostante la magnificenza di Pandemonium e la complessità del creato, Chaos si ritrovò ancora una volta intrappolato nella propria onnipotenza.

  Nessun evento, per quanto straordinario, riusciva più a scuoterlo.

  La stasi si riappropriò della sua esistenza, e il gigante fiammeggiante al centro del nulla tornò a confrontarsi con il vuoto che lo aveva sempre accompagnato.

  E così, il ciclo della monotonia si ripeté.

  Chaos, il creatore dell’inizio, il signore di tutto ciò che esisteva, si ritrovò nuovamente prigioniero del suo stesso potere, in attesa di un cambiamento che per sua natura era già ben noto e prevedibile.

  Da questo momento alla successiva fase del creato passò così tanto tempo da far credere che per un futuro diverso da questo non ci sarebbe stato spazio.

  Coloro interessati solo alla trama possono passare direttamente al prossimo capitolo, per i lettori più curiosi invece lascio una appendice dove è descritto ciò che in quel periodo fu creato ed i processi con i quali tutto ciò avvenne

  ATTENZIONE APPENDICE:

  Prima di procedere con la sezione successiva, voglio avvisarti: la parte che segue è particolarmente complessa e si addentra nei dettagli tecnici di questo universo.

  Questi dettagli non sono fondamentali per comprendere la trama principale, ma sono essenziali per chi desidera una comprensione più approfondita della costruzione del mondo e del suo funzionamento.

  Se ti piace esplorare le meccaniche, la storia e i particolari di un universo riccamente dettagliato, ti consiglio di proseguire nella lettura.

  Se invece preferisci concentrarti sulla trama principale, sentiti libero di saltare queste sezioni.

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